Il Sindacato sociale di Base contesta con fermezza il Disegno di Legge 1627, che equipara in modo secco antisionismo e antisemitismo. Questo provvedimento rappresenta una grave minaccia alla libertà di espressione e al diritto di critica, principi fondamentali in una società democratica.
L'antisionismo, inteso come critica all'ideologia politica del sionismo, non deve essere confuso con l'antisemitismo, che è una forma di odio e discriminazione contro gli ebrei in quanto tali, e che in Italia è stato se mai appannaggio dell'estrema destra da cui discende quella oggi al governo.
Equiparare i due concetti non solo distorce la realtà, ma impedisce un dibattito aperto e onesto su questioni di grande rilevanza internazionale.
Il Sindacato Sociale di Base ritiene che la libertà di espressione sia un pilastro della democrazia e che la critica alle politiche di qualsiasi governo, inclusi quelli di Israele, debba essere protetta. La scuola, in particolare, deve essere un luogo dove le idee possono essere discusse liberamente e dove gli studenti possano sviluppare un pensiero critico e indipendente, anche attraverso il confronto aperto tra posizioni culturali diverse.
Il DDL 1627 rischia di creare un clima di autocensura, dove insegnanti e studenti potrebbero temere di esprimere opinioni critiche per paura di essere accusati di antisemitismo. Questo non solo limita la libertà di insegnamento, ma anche la capacità della scuola di formare cittadini consapevoli e responsabili.
In particolare, come SSB rivendichiamo apertamente il diritto di dichiararci antisionisti, essendo il sionismo l'infrastruttura ideologica che è alla base del progetto coloniale di insediamento che ha potuto realizzarsi solo attraverso indicibili sofferenze del popolo palestinese, dalla Nakba del 1948 al genocidio dei giorni nostri, con un'escalation che lo storico israeliano antisionista Ilan Pappè ha definito un genocidio incrementale.
Respingiamo inoltre l'idea che la scuola possa essere un luogo politicamente neutro e sosteniamo la politicità dell'istruzione nel suo complesso: ogni pedagogia che non mette in questione lo status quo ne costituisce l'avallo, implicitamente o attivamente.
Chiediamo al Parlamento italiano di fermare il folle progetto di approvare una siffatta legge e di garantire che la libertà di espressione e il diritto di critica rimangano intatti. La scuola deve essere un luogo di dialogo e di riflessione, non di censura e di paura.
Invitiamo tutti i cittadini/e, le organizzazioni e le istituzioni a unirsi a noi in questa battaglia per la difesa della libertà di espressione e della democrazia.