Sindacato Sociale di Base
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Solidarietà ai movimenti studenteschi in lotta per la Palestina
07/10/2025

Dopo giorni di scioperi e manifestazioni, all'interno di una mobilitazione nazionale che non accenna a fermarsi, gli/le studenti e studentesse di molte scuole hanno deciso di occupare i loro istituti o di mettere in atto altre forme di protesta in sostegno alla popolazione di Gaza e per manifestare contro il genocidio perpetrato da Israele con ampia e manifesta complicità a livello internazionale, in primis da parte del Governo Italiano. 

A fronte di una catastrofe umanitaria in cui migliaia di civili vengono bombardati quotidianamente e ridotti allo stremo per la privazione di cibo, acqua, aiuti umanitari, elettricità e carburante, a fronte di espropri di case e terre palestinesi che vanno avanti da decenni (e quindi da molto prima del 7 ottobre), del disgustoso progetto di trasformazione della Striscia di Gaza in un resort, della dichiarata intenzione da parte di molti esponenti del Governo israeliano di eliminare completamente la popolazione palestinese, il Governo del nostro paese non solo non mette in atto alcuna misura sanzionatoria nei confronti di Israele ma continua ad esserne il terzo fornitore di armi al mondo. Tutto questo in barba alla legge 185 del 1990 che vieterebbe il trasferimento di armi a paesi coinvolti in conflitti armati. 

A fronte del colonialismo e dell'imperialismo israeliani, ormai sotto gli occhi di tutti, il Governo italiano non ha trovato di meglio da fare che criticare la Sumud flotilla, un insieme di attivisti e attiviste che hanno cercato di rompere il blocco navale militare di fronte a Gaza per ripristinare non solo un corridoio umanitario ma anche, banalmente, le basi del diritto internazionale, che il ministro Tajani considera "importante ma fino a un certo punto". 

In tutto questo a Gaza le persone continuano a morire, giorno dopo giorno, per la prepotenza, l'ingordigia, la violenza gratuita e il senso di impunità di uno Stato che ormai mostra di avere abbandonato ogni umanità, e per la connivenza interessata dell'Europa, degli Stati Uniti e più in generale della comunità internazionale. 

Ma il senso di impotenza, seppur sfiancante, rispetto a quanto sta accadendo è bilanciato almeno in piccola parte dalla risposta netta e radicale che gran parte della popolazione ha dimostrato di saper dare in questo ultimo periodo, con il rifiuto di scaricare le navi cariche di armi da e per Israele in molti porti, con manifestazioni oceaniche, con presidi quotidiani convocati in tempi record in sostegno alla popolazione palestinese e alla Sumud Flotilla e in contrasto con le politiche internazionali. 

E la risposta che possono dare gli studenti è particolarmente preziosa: le contestazioni studentesche sono infatti, storicamente, non solo momenti di crescita umana e politica delle giovani generazioni, ma anche e soprattutto la base per il raggiungimento di diritti umani e civili. 

Come SSB sosteniamo quindi l'impegno degli/delle studenti che hanno deciso di fermarsi a riflettere sul genocidio in atto, sulle politiche di riarmo dell'Unione Europea e sui nuovi colonialismi economici che continuano a giustificare e perpetrare impunemente azioni che vanno contro il diritto internazionale e il più basilare senso di giustizia sociale. Siamo al fianco degli/delle studenti in lotta e torniamo a chiedere al governo italiano, insieme a loro, di interrompere immediatamente ogni collaborazione con lo Stato di Israele (in primis gli accordi militari e la cessione di armi) e di mettere in atto sanzioni economiche nei suoi confronti.

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