Sindacato Sociale di Base
Comunicati
Sindacato Sociale di Base sulla consultazione referendaria dell’8-9 giugno
06/05/2025

Il 20 gennaio 2025 la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibili quattro quesiti referendari, proposti dalla CGIL, su tematiche legate al Jobs Act, alle tutele contrattuali dei lavoratori e agli infortuni sul lavoro. La Corte ha accettato anche un quinto referendum, promosso da +Europa e altre associazioni, per ridurre da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale continuativa in Italia degli stranieri maggiorenni per presentare la domanda di concessione della cittadinanza italiana. Un quesito molto importante, volto ad abrogare interamente la legge Calderoli, la riforma dell’Autonomia differenziata, è stato invece dichiarato inammissibile dalla Consulta. 

Si voterà i prossimi 8 e 9 giugno, in concomitanza con i ballottaggi delle prossime elezioni amministrative. Il Sindacato Sociale di Base invita a recarsi alle urne l’8 e il 9 giugno 2025, votare SÌ al quesito referendario che estende il diritto di cittadinanza e votare SÌ ai quattro quesiti referendari promossi per chiedere l’abrogazione di norme che attualmente limitano fortemente i diritti e la sicurezza dei lavoratori. Come sindacato di base non possiamo non utilizzare tutte le vie possibili, compresa quella referendaria, per il diritto di cittadinanza delle persone che vivono da anni nel nostro Paese, per tutelare i lavoratori, per contrastare l’aumento della precarietà e la piaga degli incidenti sul lavoro causati dal mancato rispetto delle norme di sicurezza. Tuttavia, non saremo nelle piazze a fianco della CGIL nella campagna referendaria per il SI, per sottolineare la deriva della più grande organizzazione sindacale italiana che, già a partire dagli anni ’70 del ‘900 ha abbandonato la lotta per intraprendere la via della concertazione con la parte padronale e addirittura, recentemente, la gestione compartecipata con la parte datoriale dei fondi pensione privati nel mercato finanziario. Negli anni ’90 e 2000 ha avallato alcune riforme, come la legge “Biagi”, che hanno intaccato significativamente i diritti dei lavoratori. Con i governi “amici” di centro sinistra, che pure hanno contribuito fortemente ad indebolire la classe lavoratrice, la CGIL si mostra imbelle o addirittura compiacente, per poi intraprendere strumentalmente iniziative di lotta quando al potere c’è la destra. Non ci risulta, ad esempio, che in occasione dell’introduzione nel 2014, da parte del governo Renzi, della riforma del diritto del lavoro conosciuta come Jobs Act, la CGIL abbia chiamato il popolo ad esprimersi per la sua abrogazione, attraverso un referendum, come invece ha fatto ora sotto il governo Meloni. Per evitare di perdere di vista ciò che è importante, come riassunto nell’espressione non bisogna gettare il bambino con l’acqua sporca, bisogna recarsi ai seggi e votare SÌ. 

 

Nello specifico, con il primo dei quattro quesiti sul lavoro, votando SI, si chiede il diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo del lavoratore. Tale fattispecie di reintegro oggi è prevista solo per i lavoratori assunti prima del 7 marzo 2015, data in cui è entrato in vigore il cosiddetto Jobs Act. Attualmente le aziende possono optare per il pagamento di un’indennità economica, evitando il reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato, se assunto dopo il 7 marzo 2015. Con il secondo referendum, riguardante le aziende con meno di 15 dipendenti, si chiede la cancellazione del tetto massimo di risarcimento di sei mensilità al lavoratore ingiustamente licenziato. Se vincono i SI alla cancellazione del tetto all’indennizzo, sarà il giudice a valutare l’entità del risarcimento e il lavoratore sarà più tutelato. Attraverso il terzo quesito referendario, che mira alla riduzione del lavoro precario, si chiede l’abrogazione delle norme che facilitano i contratti a termine a scapito dei contratti a tempo indeterminato. Una vittoria del SI limiterebbe l’utilizzazione dei contratti a termine a casi particolari, favorendo il lavoro stabile. Con il quarto quesiti referendari sul lavoro si chiede maggiore sicurezza, specialmente nei cantieri, attraverso l’abrogazione della normativa che impedisce in caso di infortuni negli appalti e nei subappalti di estendere la responsabilità anche all’impresa appaltante. Con la vittoria del SI il committente appaltante non potrà essere sollevato da ogni responsabilità. 

L’8 e IL 9 GIUGNO ANDATE A VOTARE E SCEGLIETE 5
SI